La paura è come una coperta troppo corta, comunque ti giri, la tiri,  ti lascia sempre qualche parte  scoperta  ( dal film “L’attimo fuggente”)

Shopenhauer dice che il lato caratteristico del panico sta nel non rendersi chiaramente conto dei suoi motivi, ma nel presupporli più di quanto si conoscano, anzi nel far divenire eventualmente la paura stessa come motivo della paura.

Ciò che una persona dice o pensa di se stessa, degli altri e del mondo, produce una serie di: sentimenti, azioni, illusioni, aspettative, esperienze concrete e schemi di credenze e convinzioni che possono andare sotto il nome di sintomi portatori di significato che il soggetto costruisce per dare un senso a ciò che vive con sofferenza.

La totalità dei clienti che entrano nel mio studio ha un rapporto fobico con la paura. Sembrerebbe un gioco di parole paradossali, in realtà confrontarsi con i propri timori genera una serie di resistenze paralizzanti e angoscianti che immobilizzano la persona  rendendola alienata e dipendente dal circolo vizioso delle rassicurazioni e dei rituali per lenire l’ansia sottostante.

L’organizzazione fobica di personalità è qualcosa che attiene a come l’individuo pensa, agisce e immagina la realtà a partire da come concepisce se stesso, il sistema di relazioni in cui è inserito e il contesto in cui si muove. Il fobico non è tanto il risultato di ciò che ha subito, ma è qualcuno che piuttosto si “prescrive”il problema, rendendosi attore delle sue paure e ansie, suo malgrado. Il fobico mantiene il suo disturbo proprio attraverso le tentate soluzioni che mette in atto per risolverlo!

Il primo passo della terapia quindi si concentra sulla rottura del sistema interpersonale  del mantenimento del problema, con un’indagine sul sistema percettivo-reattivo che il soggetto innesca e le tentate soluzioni per superarlo.

Dr.ssa Angela Elia


Ricordiamo che  Non c’è notte così lunga che non trovi il giorno (Shakespare)

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